CANTINE

GIORGIO CECCHETTO E LA SUA FAMIGLIA: INNOVAZIONE E TRADIZIONE, PASSIONE E CULTURA DEDICATE ALLA CONOSCENZA DEL RABOSO DEL PIAVE E ALLE SUE DECLINAZIONI

20 dicembre 2019
foto cecchetto 201219

La cantina di Giorgio Cecchetto è stata un po’ una sorpresa per me, per tanti motivi. In primo luogo rappresenta un territorio che non conoscevo affatto, un parte cioè di Marca Trevigiana, (tradizionalmente più conosciuta per la produzione di prosecco) in cui si estende e che invece vanta anche altre eccellenze, tra cui il Raboso del Piave. Questo è l’unico vitigno autoctono a bacca rossa della Marca che, come tutti i vitigni forti e decisi, si fanno conoscere soprattutto attraverso la loro declinazione in diverse espressioni.

A dire il vero avevo conosciuto Cristina Garetto qualche anno fa alla Moscheta, una nota enoteca di Padova dove ogni anno ho avuto modo di assaggiare il Gelsaia, un Raboso Piave sontuoso e profumato che fa appunto parte della produzione Cecchetto. Poi ultimamente grazie a Sara, figlia di Cristina e Giorgio che con il fratello Marco partecipa all’attività di famiglia, ho potuto finalmente visitare la cantina.

La storia di quest’azienda inizia con il nonno Sante, papà di Giorgio, che coltivava i vigneti adiacenti la sua casa in veste di mezzadro. Erano anni in cui il Raboso veniva consumato a livello locale, sia per uso famigliare che da vendere ad amici e ristoratori. E’ stato proprio il figlio Giorgio nella seconda metà degli anni’80, a conclusione degli studi di Enologia a Conegliano, a dare una svolta all’attività del padre, acquisendo l’azienda seguita da anni dalla famiglia e iniziando a dedicare una particolare attenzione al vitigno del territorio, e alla sua valorizzazione. Nascono negli anni prodotti diversi che fanno di questa cantina una delle più importanti e autorevoli per la lavorazione del Raboso del Piave.

Oggi la Cecchetto ha tre diverse sedi, tutte nella provincia di Treviso, tra cui la principale a Tezze di Piave, che ho visitato, dove si coltivano Raboso Piave, Carmenère, Cabernet Sauvignon, Merlot e Pinot Grigio; la seconda si trova a Motta di Livenza, patria di Manzoni Bianco, Cabernet Sauvignon e Merlot; ed infine la terza a Cornuda, dove si produce il Prosecco. Con i suoi 11 ettari vitati a Raboso, la Cecchetto è anche una delle aziende con più superficie dedicata a questo eclettico vitigno che vanta una storia lunga più di cinquecento anni.

Il Raboso del Piave, vitigno forte, spigoloso e dal carattere piuttosto impetuoso, trova dapprima in Giorgio e poi in tutta la sua famiglia, una curiosità e al tempo stesso una perseveranza totali nella volontà di sperimentare nuove lavorazioni, pur nel rispetto della tradizione, che pochi altri possono vantare, sia per l’esigua estensione del territorio di provenienza, sia per un retaggio culturale piuttosto chiuso. Oggi la Cecchetto, con una produzione annua complessiva di 250.000 bottiglie suddivise tra le varie etichette, dedica una ricerca costante nella valorizzazione del suo territorio e dei suoi prodotti, all’insegna della sostenibilità più spinta, segno di adeguamento al futuro e alla tecnologia e al rispetto per l’ambiente.

In cantina ho avuto modo di degustare le quattro declinazioni di Raboso del Piave in purezza, una interpretazione in chiave moderna di questo fantastico vitigno:

– Rosa Bruna, vendemmia 2012 con sboccatura febbraio 2019, è un rosato dedicato alla nonna Bruna (madre di Giorgio), forte e grintoso, con 60 mesi sui lieviti che lo rendono un vino complesso e di carattere;

– Raboso del Piave 2016, vino deciso e profumato che grazie alle caratteristiche di questo vitigno, risulta particolarmente longevo e anzi, tende a rivelarsi ulteriormente nel tempo; viene affinato in botte e barrique per 12 mesi; è forte e tagliente;

– Gelsaia 2016, nasce per la prima volta del ’94 per celebrare una grande annata di Raboso Piave. Prende il nome dalla particolare unione tra vite e gelso predisposta in vigneto per preservare le caratteristiche delle due piante (tecnica chiamata Bellussera dal nome della famiglia che ha ideato questo metodo di coltivazione, i Bellussi). Viene lavorato aggiungendo al Raboso classico una parte di uve appassite (per disciplinare dal 15% al 30%) ed è affinato in barrique per 12 mesi. Ha dato origine nel 2008 alla denominazione Piave Malanotte DOCG che si differenzia dalla Piave DOC proprio per queste caratteristiche. E’ un vino profumato ed imponente;

– Raboso Passito, è un vino dolce e profumato ma allo stesso tempo garbato e leggermente sapido, anche questo molto deciso; viene prodotto assemblando quattro diverse annate.

Questi vini sono espressione attenta, moderna e puntuale del loro territorio, e a mio avviso anche decisamente appassionata. Si prestano sicuramente anche ad abbinamenti audaci perchè sono versatili e molto diversi tra loro: viste le feste imminenti, sarà un bell’esperimento per me provare a pensare a come degustarli per conoscere ancora meglio questo lembo di Marca Trevigiana ancora poco conosciuta.

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